cosa porto con me?

torno sull'influenza del 'bagaglio' durante la nostra esplorazione, ispirata dall'esperienza raccontata da un'amica, qualche sera fa.

oggetto del racconto era il suo ultimo viaggio in messico che, in fase di progettazione era stato sognato come 'solitario', con piena autonomia di mete e  tempi perché rispondessero perfettamente ai desideri personali. 
preparando il bagaglio, però, a causa del peso e dell'ingombro, aveva rinunciato a quell'aspirazione ed optato invece per un viaggio organizzato che, come noto, provvede alla consegna delle valige in albergo, liberandola così dal pensiero del trasporto del pacco pesante.

arrivata in messico, giorno dopo giorno, si era resa conto di star indossando sempre i soliti, comodi vestiti: una lavata la sera, puliti e freschi il giorno dopo. 

di tutto ciò che aveva portato con sé, rinunciando al sogno e all'autonomia, non le era servito quasi nulla...

mentre ci raccontava questo, con ancora evidente incredulità negli occhi, si trovava a condividere con noi il disagio di aver inutilmente fatto trasportare in giro per il globo buona parte di un inutile guardaroba e il frustrante condizionamento che bisogni immaginari avevano impresso alla sua scelta.

come suggerisce il grande rolf potts nel suo libro 'VAGABONDING': "forse la parte più impegnativa nel semplificare le cose è ridurre il disordine, ovvero tagliare ciò che già possediamo. come ha osservato thoreau, tagliare può essere la mossa più importante se si vuole conquistare la libertà di cambiare la propria vita".






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