Prendiamo il volo
Mi è piaciuto trascrivere il discorso tenuto da Donovan Livingston durante la consegna dei diplomi alla Harvard Graduate School of Education. Buona lettura, buona ispirazione!
“L’istruzione al di là di ogni altro dispositivo che abbia
un’origine umana è sempre stato un grande equalizzatore delle condizioni
dell’uomo” Horace Mann, 1848.
Ai tempi di queste sue considerazioni io non potevo leggere, non potevo scrivere e chi tentava di farlo era punibile addirittura
con la morte.
Per intere generazioni abbiamo conosciuto l’infinito potere
della conoscenza eppure non abbiamo mai pensato di mettere in qualche modo in
discussione chi ne deteneva le chiavi, i guardiani dell’informazione. Purtroppo
in questo ordine delle cose ho sempre visto un “divide et impera”, un grave
errore di calcolo della realtà. Per qualcuno l’unica differenza tra una classe
di scuola e una piantagione, è il tempo.
Quante altre volte ancora dovremo
sentirci come una sorta di citazione?
Come una serie di parole dentro
frasi dette da qualcun altro?
Diversità, inclusione. Ci sono
giorni in cui mi sento come uno, uno solo. Un bocciolo solitario piantato in un
terreno di promesse non mantenute. Sono sempre stato una spina nel fianco
dell’ingiustizia. Esplosivo, loquace. Una distrazione. Con una passione che
trascende i limiti della mia conoscenza.
Oltre il tuo curriculum e i tuoi standard. Ma sono qui, come una manifestazione
di amore e di dolore, con la rivoluzione nelle vene. Io sono un frutto strano
che cresce troppo maturo per un pioppo, sono un sogno fatto di legge, un sogno
rinviato in carne e ossa, sono un movimento, un misto di ricordi che l’America
cerca di dimenticare. Ma il mio passato non mi permetterà di restare seduto: il
mio corpo e la mia mente non possono essere contenuti. Voi educatori non
coprite con le vostre voci il fruscio delle catene.
Ma rimuoviamole, togliamoci le manette,
liberiamoci dal peso ingombrante della povertà o del privilegio.
Politica e ignoranza.
Ero alle medie quando miss Parker
mi disse: “Donovan, possiamo fare buon uso di tutta questa tua energia in
eccesso” e mi ha fatto conoscere il suono della mia voce. Mi ha dato un
palcoscenico, mi ha costruito una base di partenza. Mi ha spiegato che le
nostre storie sono come le scale, che ci consentono di salire, arrivare alle
stelle e salire, afferrarle. Continuiamo a salire e prendiamole.
Rovescia tutte le tue emozioni in un mestolo e versale nella
tua anima.
Illumina il mondo con il tuo fascino brillante.
Educare richiede la pazienza di Galileo: oggi, quando guardo negli occhi i studenti, tutto ciò che vedo sono le costellazioni: se provate a unire i puntini potete tracciare la forma della loro genialità che brilla nella loro ora più buia. Guardo gli occhi dei miei studenti e vedo la stessa luce che forma la cintura di Orione o le piramidi di Giza. Vedo la stessa luce che ha guidato Harriet alla libertà. Li ho visto sotto le loro maschere; sotto i loro guai esiste una frustrazione vera: la riduzione in schiavitù delle loro opinioni.
Al centro di tutto c’è che nessuno è stato pensato per essere comune.
Siamo nati per essere comete, per sfrecciare nello spazio e nel tempo, per lasciare il segno in ogni impresa che affrontiamo. Un cratere è un segno che qualcosa di incredibile è successo: di un impatto indelebile che ha scosso il mondo. Non siamo forse gli astronomi che cercano la prossima stella cadente? Io insegno nella speranza di trasformare questi contenuti in navi spaziali. I problemi in telescopi perché i bambini possano vedere il loro vero potenziale dal punto in cui si trovano.
Non è giusto dirgli che sono stelle senza renderli consapevoli della notte che li circonda. Non è giusto dirgli che l’educazione è la chiave e al tempo stesso continuare a cambiare la serratura. L’educazione non rende tutti uguali: è il sonno, piuttosto, che precede il sogno americano. Quindi alzatevi, fate sentire la vostra voce fino a quando non avrete tappato i buchi nel cielo rotto di un bimbo. Svegliate ogni bambino, fategli conoscere il suo potenziale celeste.
Sono stato un buco nero nella mia classe, per troppo tempo assorbendo ogni cosa ma senza emettere luce. Ma questi giorni sono passati , ora appartengo alle stelle, anche voi, anche loro.
Educare richiede la pazienza di Galileo: oggi, quando guardo negli occhi i studenti, tutto ciò che vedo sono le costellazioni: se provate a unire i puntini potete tracciare la forma della loro genialità che brilla nella loro ora più buia. Guardo gli occhi dei miei studenti e vedo la stessa luce che forma la cintura di Orione o le piramidi di Giza. Vedo la stessa luce che ha guidato Harriet alla libertà. Li ho visto sotto le loro maschere; sotto i loro guai esiste una frustrazione vera: la riduzione in schiavitù delle loro opinioni.
Al centro di tutto c’è che nessuno è stato pensato per essere comune.
Siamo nati per essere comete, per sfrecciare nello spazio e nel tempo, per lasciare il segno in ogni impresa che affrontiamo. Un cratere è un segno che qualcosa di incredibile è successo: di un impatto indelebile che ha scosso il mondo. Non siamo forse gli astronomi che cercano la prossima stella cadente? Io insegno nella speranza di trasformare questi contenuti in navi spaziali. I problemi in telescopi perché i bambini possano vedere il loro vero potenziale dal punto in cui si trovano.
Non è giusto dirgli che sono stelle senza renderli consapevoli della notte che li circonda. Non è giusto dirgli che l’educazione è la chiave e al tempo stesso continuare a cambiare la serratura. L’educazione non rende tutti uguali: è il sonno, piuttosto, che precede il sogno americano. Quindi alzatevi, fate sentire la vostra voce fino a quando non avrete tappato i buchi nel cielo rotto di un bimbo. Svegliate ogni bambino, fategli conoscere il suo potenziale celeste.
Sono stato un buco nero nella mia classe, per troppo tempo assorbendo ogni cosa ma senza emettere luce. Ma questi giorni sono passati , ora appartengo alle stelle, anche voi, anche loro.
Insieme possiamo sperare galassie di grandezza per le
generazioni future.
No, no, il cielo non è il limite. E’ solo l’inizio. Prendiamo il volo!
No, no, il cielo non è il limite. E’ solo l’inizio. Prendiamo il volo!
Donovan Livingston
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